Il cammino
continua, mattinata fredda e limpida , scendo la valle di verdi foreste di
cedri dell’Hymalaia ,
il fiume
Baghirathi scorre qualche centinaia di metri sotto di me in una valle stretta e
scura, trovo tutto questo molto più interessante e affascinante di quando sono
salito ,forse perché non sono stanco e
vedo il paesaggio dall’alto verso il basso. Incontro ragazzi che vanno a scuola
, accompagnando le mucche al pascolo e lasciandole lungo la strada nel bosco o
nei piccoli prati a brucare e riprendendole alla fine delle lezioni.
I ragazzi
scendono dai villaggi , da sentieri accorciando la strada ,
mi invitano a
proseguire per li stessi sentieri dicendomi “short short”.Questi sono pietraie che salgono
ripide e dritte tagliando i lunghi tornanti della carrozzabile che segue la
montagna risparmiando così 5-6 KM. Lungo questo sentiero incontro una
donna sui 30-35 anni è molto affaticata
,
a gesti mi invita ad aspettarla per proseguire assieme. Questa si ferma
continuamente , respira con fatica con
un leggero fischio , batte la mano al petto facendomi capire che ha problemi
respiratori penso asmatici. Riprendiamo
il cammino risalendo la pietraia, io davanti, segue la donna e Luigi , sento
tirare con forza da dietro lo zaino … era la donna che si era accorta che nella
tasca posteriore avevo dei sacchetti di frutta secca , mi fermo e le offro una
manciata di albicocche che prende
velocemente . Io e Luigi mangiavamo tranquillamente gettando l’osso tra i sassi
, la donna si accorge, si china recupera l’osso tra i sassi e dopo averlo rotto
con i denti mangia la mandorla . Ho capito che questa povera donna oltre a
problemi respiratori aveva una grande fame, scatto qualche foto assieme che accetta con molto piacere.
Nel paese di MALA approfitto del ponte tibetano (più a valle sono distrutti )
per attraversare il fiume BHACHIRATHI ,
e dopo due passi raggiungere la vallata
del fiume MANDACHINI , modificando il cammino programmato , questo succede
spesso quando troviamo sentieri sbarrati da frane o ponti abbattuti dalla forza
dell’acqua.
Proseguo per il passo di BELAK KALL a 3000 MT. ,
nel villaggio di
Saura ,dove ho pernottato,mi informano che il sentiero è continuamente interrotto
da frane e di fare molta attenzione . Dopo qualche kilometro
un’enorme frana sbarra il sentiero ,
breve consultazione con Luigi decidiamo di salire e scendere per individuare un
possibile passaggio , a circa 3/4 della
smottamento un piccolo segno una traccia taglia la frana , con molta
attenzione e in punta di piedi attraversiamo
e riprendiamo il sentiero. In tutta la giornata di queste più o meno grandi
frane ne ho trovate una decina . La salita verso il passo diventa sempre più
impegnativa , ma interessante , foreste di abeti e di rododendri in fioritura ,querce
maestose con rami che sembrano braccia tese al cielo ricoperte di muschio e
licheni come lunghe barbe alla base verdi e folte felci. Arrivo al passo Belak
Khall
un gruppo di capanne addossate l’una all’altra, fatte di pietre e fango
,come tetto l’odiosa plastica nera in parte strappata dal vento e sparsa nei
prati vicino.
Siamo in un grande pianoro ,
villaggio di pastori ,pecore mucche
e bufale , vedo bambini che giocano ,i più grandi tagliano legna scheggiandola
da grossi tronchi con rudimentali acete .
Ci sono persone anziane che
accudiscono bambini piccoli , giovani madri senza mariti, (questi sono in cerca
di fortuna in pianura o nelle città), vivono in capanne con focolaio a terra
,
senza camino il fumo esce dalla porta o da qualche fessura , all’interno buio
e fumo. Trovo ospitalità da un pastore
in una stanza adibita a legnaia e magazzino ,
per terra metto delle spesse
trapunte come materasso ,
non riesco a vedere il colore , noto che sono molto
sporche , stendo sopra il mio amato sacco a pelo , mi infilo dentro e mi riposo
. La stanza è tutta nera dal fumo al soffitto infilati tra le travi vedo delle
radici legnose , in un angolo sacchi di juta con all’interno muschi, licheni e
erba essiccata , materiale ricercato e costoso usato per la medicina ayurvedica
. Con Luigi passeggiamo,
nel villaggio si uniscono a noi dei ragazzi ,
curiosiamo e scattiamo delle foto ,
dai pascoli più alti scendono dei pastori
con gruppi di bufale .Questi sono molto caratteristici : barbe lunghe copricapo
bianco e colorate mantelle simile ai costumi Masai del Kenia ,
sono pastori mussulmani
descritti anche da Stehen Alter nel suo libro “Acque Sacre”. Supero anche il passo di BHAIRON CHATT 2800
MT: e scendo nella vallata del
fiume MANDAKINI , seguo la carrozzabile per raggiungere il terzo tempio di
KEDERNAT .
La strada è molto trafficata , grossi fuoristrada ,(trasportano 10
persone ) pullman tutti carichi di pellegrini , lungo la strada eliporti per
trasportare in 20 minuti i pellegrini che non vogliono camminare , trovo questa
valle più affollata e frequentata delle altre. Giungo al paese di SONPRAYAG la
carrozzabile termina ,
i parcheggi sono pieni di pullman e auto ,persone sedute
a terra preparano da mangiare con dei fornellini da campeggio .
Si prosegue
tutti a piedi ,da GAURI KUND inizia il
sentiero. Lungo questo ci sono muli,portatori con gerle e portantine (sedie) che
cercano clienti ,
che non vogliono o non possono camminare. Incontro molta
gente ,tanti volti ,tanti colori , provenienti da tutte le zone dell’India ,
ho
trovato gruppi di amici ,famiglie di alta e media borghesia ,
singole persone e
tanti Shadu, mi sono accorto come la religione sia la colla del’India, “ON NAMO
SHIVAYA” è la preghiera che continuamente recitano salendo. La valle porta
ancora i segni del disastro dello scorso anno ,
questa molto di più delle altre,frane
ovunque ,anche il sentiero è fortemente danneggiato
e riparato alla meno peggio .I muli salgono velocemente incitati dai loro conduttori che portano persone anche di un certo peso, mi devo spostare per non essere investito e spinto a valle ,al piccolo cenno di cedimento il mulattiero con metodi barbari e violenti storcono la coda o sferzano dei calci ai testicoli, i poveri muli riprendono il cammino. Sono stato maggiormente colpito dai portantini di gerle e sedie , sono ragazzi tibetani o nepalesi che portano bambini e persone anziane ma anche persone adulte con delle ceste sulla schiena fissate ai spallacci e con una fascia attorno alla testa. I portatori di sedie sono in quattro , camminano come soldati in simultanea ,con il loro passo cadenzato fanno addormentare i clienti . Questi portatori trasportano anche materiali da costruzione ferro cemento mattoni , viveri e altro, sono di corporatura piccola e tarchiata, quando camminano le gambe tremano vibrano sembrano cedere da un momento all’altro, calzano normali scarpe o ciabatte, il volto sofferente con una perpetua smorfia di dolore , dal viso scendono gocce di sudore. Salgono mi sposto lasciando la strada meno sconnessa e più diretta, li saluto e li incoraggio posando la mia mano sulla spalla , questi mi sorridono ,prendono la mia mano e la stringono forte ,non hanno fiato per parlare. In molti tratti il sentiero e tutto una fanghiglia provocata dalle cascate che scendono dalle pareti a picco (sembrano cadere dal cielo) e dalle impronte lasciate dal passaggio dei muli ,mischiando fango escrementi e urine con un forte odore. In questi punti si creano degli ingorghi ,è l’occasione per prendere fiato , guardare i volti affaticati dei pellegrini Indiani che vedendomi un “diverso” mi sorridono, mi salutano, mi chiedono e vogliono sapere . Il tempio è a 3600 MT. Il dislivello è di 1600 MT. spalmati in 18 KM . salita molto impegnativa anche per me , soprattutto per questi pellegrini spinti da un grosso motore chiamata fede. A metà percorso anche i muli si fermano, si procede tutti a piedi, il sentiero sale rapidamente con tornanti stretti,lascio passare i portatori con pesanti matasse di ferro per costruzione . In fondo alla valle resti di elicotteri caduti ,